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Gli antibiotici, come, quando e perché!

Gli antibiotici, un termine comunemente usato per indicare gli antibatterici, sono delle sostanze (naturali o sintetiche) in grado di rallentare, arrestare la crescita, o eliminare i batteri.

L’introduzione degli antibiotici, avvenuta intorno al 1950, rappresenta una vera e propria rivoluzione nel campo della medicina. Il corretto uso degli antibiotici salva quotidianamente moltissime vite umane e permette il successo delle operazioni chirurgiche.

Perché dobbiamo essere molto attenti all’uso che facciamo degli antibiotici?  Ci sono due motivi principali. In primo luogo, gli antibiotici sono farmaci e come tali possono avere seri effetti collaterali! Il secondo motivo è che i batteri possono finire per diventare insensibili all’effetto degli antibiotici rendendo questi ultimi inefficaci contro infezioni future. Infatti, un uso eccessivo e non mirato degli antibiotici può essere molto dannoso! Secondo una stima del 2002, ogni anno nel mondo, si consumano tra le 100000 e le 200000 tonnellate di antibiotici, per uso umano e non. Questo abuso ha fatto sì che alcuni batteri siano diventati resistenti, ovvero riescono a sopravvivere e a moltiplicarsi anche in presenza del farmaco!

 

Come agisce un antibiotico e come fanno i batteri a diventare resistenti?

Un antibiotico per poter essere efficace deve essere in grado di interferire con delle funzioni vitali della cellula batterica impedendole di vivere, senza danneggiare le cellule dell’organismo malato. Ad esempio, alcuni antibiotici, come la penicillina, interferiscono con la formazione della parete cellulare dei batteri, che è vitale per loro, ma non per le cellule animali che non hanno la parete!

Altri impediscono la produzione di alcune proteine e così via…, danneggiando e uccidendo il batterio. E come può un batterio ‘difendersi’ dall’attacco di un antibiotico?  Ci sono diversi modi: in alcuni casi i batteri riescono a non farsi riconoscere dall’antibiotico, modificando per esempio la struttura cellulare a cui il farmaco stesso si lega per danneggiarli, in questo modo rendono il farmaco inoffensivo perché riescono a  diventare “invisibili”  per l’antibiotico stesso. In altri casi, “manipolano” la molecola dell’antibiotico rendendola innocua e altre volte ancora fuggono all’azione dell’antibiotico trovando meccanismi alternativi per poter compiere le funzioni vitali che esso avrebbe invece compromesso.

 

Che cosa rende un batterio resistente?

Come tutte le funzioni di una cellula, la capacità di difendersi da un antibiotico è determinata dal materiale genetico presente nella cellula stessa. Queste informazioni vengono trasmesse da un batterio, quando si riproduce, duplicandosi, ai batteri figli e, considerando che i batteri si duplicano in modo velocissimo, potremo ottenere da un solo batterio milioni di altri batteri che non sono sensibili all’antibiotico! Se ciò non bastasse, i batteri sono anche in grado di  scambiarsi parte del materiale genetico tra di loro! Ad esempio, un batterio può acquisire resistenza verso un antibiotico e passare questa caratteristica ad altri batteri donandogli un frammento di DNA, che porta l’informazione per difendersi da quel farmaco!

Come è possibile? I batteri hanno il DNA raggomitolato nel citoplasma e la maggior parte di essi in più possiede un anellino di DNA chiamato  plasmide R. Proprio sul Plasmide R c’è il gene responsabile della resistenza agli antibiotici e della sopravvivenza del batterio! I batteri resistenti possono passare una copia del loro plasmide R ad un altro batterio e farlo diventare a sua volta  resistente! I batteri con il plasmide R riescono a sopravvivere all’attacco dell’antibiotico e a moltiplicarsi, battendo anche la concorrenza (per nutrirsi, ecc…), degli altri batteri che vengono invece sterminati! Utilizzando in modo improprio l’antibiotico (basso dosaggio, bassa specificità, tempo di somministrazione prolungato o troppo ridotto) non facciamo altro che favorire la sopravvivenza dei batteri resistenti, selezionandoli e riducendo di conseguenza l’efficacia dell’antibiotico stesso! Questo significa che un antibiotico che oggi uccide un batterio che porta una certa malattia tra qualche tempo potrebbe non essere più in grado di farlo e quindi potrebbe diventare inutile per la cura della stessa malattia!

 

Come si può ridurre ed evitare l’insorgere della resistenza agli antibiotici?

Come prima cosa bisogna far uso degli antibiotici solo quando è realmente necessario. Teniamo presente che gli antibiotici sono del tutto inefficaci per combattere alcune infezioni virali, come  ad esempio il raffreddore o l’influenza. Bisogna poi attenersi scrupolosamente alle prescrizioni del medico in merito ai dosaggi e alla durata del trattamento per ridurre la possibilità che la resistenza all’antibiotico venga trasferita ai batteri non resistenti.

C’è poi un’ultima possibilità che la comunità medica sfrutta per combattere la resistenza agli antibiotici: poiché gli antibiotici interferiscono con alcune delle funzioni vitali della cellula, è probabile che i batteri resistenti abbiano modificato qualcosa che riguarda proprio quelle funzioni vitali. E’ possibile dunque che essi siano meno forti e capaci di sopravvivere rispetto ai quelli non resistenti e  che dunque la resistenza gli antibiotici possa poi perdersi nel corso delle generazioni (batteriche). Il medico può sfruttare questo punto debole dei batteri prescrivendo antibiotici ad azione più mirata e specifica verso quella determinata specie!

 

e-Bug logoI medici e le istituzioni sanitarie pongono molta attenzione al tema della resistenza agli antibiotici, per vie delle conseguenze del fenomeno sulla salute pubblica. Per sensibilizzare i cittadini all’uso corretto degli antibiotici, l’Unione Europea ha istituito una giornata dedicata: Il giorno della consapevolezza antibiotica. Per i più piccoli, all’interno del sito, c’è lo spazio dedicato all’apprendimento ludico: e-bug, per imparare giocando!