Breve storia delle mille disavventure delle quattro corde più leggendarie della musica.
Verrà presentato il 19 aprile al “record store day” il documentario: Jaco. Realizzato dal regista Stephen Kijak e prodotto da Robert Truillo l’attuale bassista dei Metallica.
Il documentario ripercorre la carriera e la vita del più grande bassista di tutti i tempi: Jaco Pastorius.
L’idea che ha portato alla realizzazione di questo film nasce dalla grande passione e ammirazione che Truillo ha da sempre per il suo idolo giovanile. Ma soprattutto dalla stretta amicizia che lo lega alla famiglia del compianto genio delle quattro corde.
Questo documentario è sicuramente il culmine di questa amicizia, ma non è l’unico contributo che Truillo ha offerto spontaneamente alla famiglia Pastorius per aiutarla a tenere sempre vivo il ricordo di Jaco in questi anni.
Qualche anno fa infatti, dopo molte vicissitudini Truillo ha aiutato economicamente la famiglia a rientrare in possesso del basso usato da Jaco per quasi tutta la sua carriera.
La storia di questo strumento merita di essere raccontata. La “leggenda” che l’accompagna ha dell’incredibile e non fa che aumentate il mito di colui che ha cambiato il mondo delle quattro corde. Proverò quindi a ripercorrere la complicata successione di eventi che hanno infine portato al ritrovamento di quello che viene chiamato: “Bass of doom”.
La traduzione inglese del termine “doom” è quanto più complicata e precisa possa esserci in riferimento ad uno strumento che non solo significa: destino, ma anche condanna e rovina.
Sin da quando lo acquistò, fino al momento in cui lo perse. Pastorius visse in simbiosi con il suo strumento. E non è forse eccessivo dire che una volta perduto il suo basso, Pastorius perse anche la voglia di continuare a suonare e morì solamente un anno dopo la perdita.
Ma proviamo a fare un po’ di ordine fra date ed eventi. Prima del 2013, anno in cui un tribunale di New York ha stabilito che la proprietà dello strumento apparteneva ai discendenti della famiglia Pastorius, il basso era stato per anni dato per disperso. Nel 2007 era finalmente riapparso, venduto per un prezzo ridicolo ad un negozio di strumenti musicali, da un ignaro e poco fortunato venditore. Il proprietario del negozio, dopo una perizia per verificare l’autenticità del basso, ha mandato una lettera ad alcune famose riviste musicali, asserendo di essere il possessore di questo leggendario Fender Jazz appartenuto al grande musicista.
Del basso se ne erano perse le tracce nel 1986, quando fu rubato allo stesso Jaco in maniera ancora oggi misteriosa. Ecco che qui la storia inizia a farsi complicata. Jaco in quel periodo viveva come un barbone in giro per New York, senza una casa, senza contratti e senza serate a cui presentarsi. Con il suo basso sempre vicino, che teneva senza neanche una custodia per ripararlo dalle intemperie, viveva per la strada. Alcuni raccontano che gli fu rubato mentre stava dormendo su una panchina in un parco, altri che gli fu sottratto mentre era intento a giocare a Basket in un playground, altri invece che fu lui stesso a venderlo ad un banco dei pegni perché in disperate condizioni economiche.
Poco importa il come, nel 1986 lo strumento che l’aveva reso celebre scomparve e rimase chiuso in chissà quale soffitta finché, come abbiamo detto, non fu venduto per pochi dollari nel 2007.
La perizia che fu effettuata non dev’essere stata troppo complicata poiché il “bass of doom” è assolutamente unico nel suo genere. Pur essendo un basso di serie ha subito, come il suo proprietario, molte disavventure, che l’hanno reso assolutamente inconfondibile. Jaco lo acquistò ad inizio degli anni ‘70, per soli 90$ in un banco dei pegni di New Orleans. Un Fender Jazz del 1962, uno strumento di per sé già leggendario. Che per gli appassionati rappresenta il miglior basso mai prodotto dall’azienda californiana. Soprattutto perché gli strumenti realizzati in quell’anno, furono gli ultimi prodotti completamente dalla famiglia Fender e supervisionati da Leo Fender in persona. L’anno successivo verranno vendute alcune quote dell’azienda, realizzando un ottimo profitto e espandendo la produzione fino a farla diventare la più famosa del mondo. Purtroppo con questa operazione scese, per cause di produzione e di costi, anche la qualità degli strumenti prodotti. Quindi uno strumento fatto nel 1962 è già di per sé uno strumento unico ed irripetibile.
Ma non gli bastava aver trovato un così incredibile strumento ad un prezzo così basso… altra leggenda vuole che Jaco, non appena entrato in possesso del suo nuovo quattro corde, abbia rimosso con un coltello da burro tutti i capotasti dal manico (quei listelli di metallo che servono per facilitare l’intonazione delle note) per poi verniciarlo perché non potesse rovinarsi con una paraffina di solito usata per i rivestimenti delle barche.
Molti sostengono che fu il primo ad utilizzare un basso senza tasti, di sicuro fu uno dei più grandi a farlo. Il suono con un manico privo di tasti avvicina il basso al suono di un contrabbasso.
Ma di sicuro questa non è la storia più notevole quando si fa riferimento a questo basso. Successe un altro episodio infatti che rende questa storia ancora più incredibile. Pare che durante un litigio avvenuto per strada, Jaco scagliò per terra il suo basso (sempre senza custodia, ovviamente…) che finì in mezzo al traffico delle macchine, venendo così travolto da un taxi in corsa. Morale… il basso fu distrutto in una quindicina di pezzi. Che vennero poi rimessi insieme, dopo mesi di lavoro, dai due fidati liutai a cui Jaco di solito si rivolgeva. Un lavoro enorme e difficilissimo, che incredibilmente riuscì a riportare quei pezzi di legno inanimati di nuovo a suonare, come prima… forse anche meglio di prima. Ovviamente rimasero indelebili le cicatrici che quell’incidente aveva causato. Per questo quando nel 2007 venne ritrovato, si potè subito essere certi che si trattasse proprio dello strumento scomparso appartenuto a Jaco Pastorius.
Come ho già accennato all’inizio, Jaco Pastorius morì colpito a morte in una rissa, soltanto un anno dopo aver perso il suo strumento. Molti dicono che con il suo basso avesse perso la sua stessa anima. Ma grazie agli sforzi della sua famiglia e dei suoi fan cresciuti ascoltando e idolatrando la sua bravura, quest’anno Jaco verrà ricordato come merita e soprattutto il suo basso verrà suonato di nuovo da chiunque voglia provare a sentire se in quelle quattro corde e quel corpo di legno pieno di storia e cicatrici, risiede l’anima del più grande bassista di tutti i tempi.
Che strazio immaginare lo stato d’animo dio Jaco senza il suo fretless. Mi chiedo come può un genio di quelle dimensioni ridursi in quello stato?! Cerchiamo di osservare il più rigoroso silenzio, non lasciamoci andare a facili commenti, ci sono cose nella vita che puoi capire solo quando le attraversi… Jaco deve aver sofferto non poco, dietro le sue mille cavolate si nascondeva una sensibilità raffinata e profonda. Se ne sono dette di tutti i colori sulla vita di Jaco, che era schizzato, che era pazzo.. ma per lui più di tutto parla la sua musica! Ti arriva al cuore e ti fa percepire tutta la sua infinita dolcezza! Ti voglio bene Jaco!