L’altro giorno siamo andati al planetario. Per me la gita aveva il gusto delle caldarroste calde nelle domeniche grigine umide e invernali, quando mamma e papà mi portavano lì, o al museo di storia naturale, o al circo. “Io non ci sono mai stato, nella mia città non c’è il planetario”. La notizia da parte del fidanzato ha minato le mie certezze nel profondo. “Ma come, e come le passavi le domeniche? Come capivi nelle limpide notti estive che stelle ti circondavano?”.

In effetti in tutta Italia ci sono 40 planetari (e circa 2.850 in tutto il mondo), e molti di questi sono di piccole dimensioni all’interno di scuole tecniche (gli istituti nautici, ad esempio), quindi in realtà tanti non ne hanno mai visto uno, e probabilmente hanno un’idea un po’ spannometrica di cosa siano effettivamente.

planetario di amburgo (foto di Pudding4brains, da wikipedia)Tecnicamente il planetario è lo strumento ottico-meccanico che riproduce la volta celeste. In effetti per planetario si intende quella specie di teatro tondo, con una volta a cupola, su cui, appunto, si proiettano le immagini delle stelle, dei pianeti e dei loro movimenti reciproci. La loro dimensione può andare dai 3 metri di cupola, e pochi posti a sedere, fino ai 27 metri e mezzo, il massimo registrato nel mondo.

Andare al planetario significa fondamentalmente sedersi in questo teatro tondo, in cui si crea il buio completo e poi la riproduzione sul soffitto delle stelle, con una persona che ci racconta cosa succede lassù. Il primo planetario in Italia nacque a Roma nel 1928, seguito a ruota da quello di Milano nel 1930. Entrambi utilizzavano il proiettore ottico Zeiss 2, donato dalla Germania a parziale rimborso dei danni della Prima Guerra Mondiale. Quello originale di Roma è ancora visibile nella sede dell’attuale planetario (con una volta di 14 metri e 100 posti a sedere), ricomposto dal 2005 presso il Museo della Civiltà Romana all’Eur, anche se ai tempi “esercitava” in piazza Esedra. In onore del nuovo impianto un simpatico asteroide di 50 km di diametro, che ha un’orbita piuttosto stramba nel sistema solare, è stato chiamato “Romaplanetario”.

Il Planetario di Milano (19,5 metri di volta per 320 posti a sedere) vanta la storia più lunga nel nostro paese: interruppe la sua attività solo durante la Seconda Guerra Mondiale, quando, per tenere il proiettore ottico al sicuro dai bombardamenti, esso fu nascosto nella chiesa del manicomio di Limbiate, fuori città. E infatti nel frattempo la cupola fu distrutta da uno spezzone incendiario, che non intaccò il bordo della cupola di metallo, che rappresenta lo skyline milanese, né la bella architettura neoclassica del padiglione, all’interno dei giardini di Porta Venezia, proprio a lato del Museo di Storia Naturale. Fin dai primi anni furono organizzate conferenze a tema, tenute dai responsabili dell’Osservatorio Astronomico di Brera, che nel frattempo aveva spostato le proprie osservazioni a Merate, perché in città c’era troppo inquinamento luminoso (già allora le luci della città impedivano di vedere le stelle, proprio come adesso). Dai 23.000 visitatori l’anno si passò ai 150.000 nel 1969, quando l’arrivo dei primi uomini sulla luna aveva risvegliato l’interesse per ciò che succede là fuori, nell’universo.

Ma gli spettacoli a tema non sono certo una caratteristica solo di quello di Milano: tutti i planetari aperti al pubblico offrono conferenze a tema, in modo che si possa tornare più volte e imparare ogni volta cose diverse divertendosi. I proiettori ora utilizzano tecniche digitali, altoparlanti, laser e tutta la tecnologia a disposizione, rendendo sempre più realistiche e stupefacenti le immagini, come mai potremmo vederle da casa, con tutta la luce che c’è anche al buio.

Il planetario di Roma ha anche un bel museo astronomico che spiega tutto ciò che si vuole sapere su stelle, nebulose e pianeti, con una bella riproduzione di 5 metri di diametro della terra. Se però volete avere anche il modo di guardare a naso in su le stelle, quelle vere, vi consiglio un giro a Sidereus, il parco astronomico del Salento, dove, certo, il planetario è un po’ più piccolo (6 metri per 50 posti), ma ci sono 5.0000 metri di parco fra gli ulivi tutto intorno, e la possibilità di “visite guidate” notturne nel cielo stellato. Anche a Napoli, dove l’Osservatorio astronomico di Capodimonte vanta una storia centenaria, il nuovo planetario presso la Città della Scienza, a Bagnoli, circondato da padiglioni di divulgazione scientifica e mostre a tema, ingolosirà la vostra voglia di “Quark”.

Ci sono poi quello di Reggio Calabria, considerato fra in più belli d’Europa per dimensione e bellezza del geode esterno (la cupola), quello di Padova, attivissimo su Facebook, quello di Torino…insomma siete ancora qui? Andate a farvi un giro a scoprire il magico mondo delle stelle!