Questa settimana, “Favoliamo” presenta la fiaba di Alfredo Sarno.

Il nostro piccolo autore ha 8 anni e vive a Napoli con i genitori e suo fratello maggiore. La mamma ci scrive di lui: “Alfredo è un bimbo estremamente sensibile e premuroso nei confronti di tutti. Lui è quel bimbo che quando vede la mamma stanca di sera, senza dire una parola ,va, cerca di aiutarla e poi la riempie di coccole. Lui è quel bimbo che quando Guido, il fratello più grande, ha la febbre, lo supporta e gli sta accanto finché la febbre non gli passa. Poi ovviamente, riprendono a litigare, come litigano tutti i fratelli, ma separati non riuscirebbero mai a stare! Alfredo è quel bimbo che quando c’è da aiutare qualcuno, aiuta, senza pensarci su due volte. Adora giocare a calcio, ma da grande vuole fare il pompiere. Gli piace molto anche la musica e giocare con la lego. E gli piace tanto stare con i suoi amici. 

E forse, proprio questa lontananza forzata da loro, i suoi amici, che l’ha spinto a scrivere una favola in cui si parlasse di questo virus strano che ha invaso il mondo da ormai un anno. Ma come in tutte le favole, anche in questa c’è un lieto fine che, in questo momento più di ogni altro, è la speranza viva in ognuno di noi che il virus scompaia e che tutto torni a quella normalità che tanto ci manca…”.

Ho riportato per intero le parole della mamma di Alfredo perché sono piene di tenerezza e di verità. Ho dato spazio alla sua descrizione e a tutto l’infinito amore contenuto nelle sue parole. Nessun’altro avrebbe potuto farlo meglio! Ma vorrei aggiungere che questo giovane scrittore, attraverso la sua storia ci racconta tutto il disagio e la solitudine che da un anno a questa parte ci hanno travolti tutti. Allo stesso tempo però, ci insegna che con la speranza, la pazienza e il giusto modo di pensare ed agire, possiamo uscire tutti da questo tremendo incubo e raggiungere, come nella sua fiaba, il tanto atteso lieto fine.

La sua fiaba è semplice e geniale; le sue parole scorrono leggere e delicate come una carezza e ci trasmettono tutta la sua sensibilità e riflessività. Attraverso il simpatico Willy, questo racconto arriva dritto, dritto al centro del cuore dei lettori, che in questo delicato momento storico hanno davvero tanto bisogno di fiabe come quella del piccolo, grande Alfredo. 
E adesso…Favoliamo con Alfredo.
Roberta D’Angelo

Il 2020 di Willy

il 2020 di willy

C’era una volta un cane di nome Willy. Aveva tredici anni e viveva con la sua mamma Asia, il suo papà Paco e il suo fratellino Giò. Arrivato il 2020, Willy era felicissimo perché il primo gennaio andava in montagna per giocare con la neve insieme alla sua famiglia. Però, la sera prima di partire, Willy, che sapeva leggere, trovò un giornale per strada dove c’era scritto che stava girando un virus nel mondo ed erano stati bloccati tutti i viaggi, perciò non poteva più partire.

Pianse per più di 24 ore e la sua famiglia era molto triste nel vederlo piangere, ma cercava di consolarlo. Dovettero stare chiusi nella loro cuccia oltre tre mesi senza poter vedere nessun loro amico. Arrivato al 18 aprile, Willy si svegliò finalmente felice perché era il giorno del suo compleanno: compiva 20 anni, perché ogni volta che un cane festeggia il compleanno ha 7 anni in più. Visto che ormai era grande, decise di diventare medico, così, anche se non poteva andare all’Università dei Medici-Cane, perché a causa di quel brutto virus avevano chiuso anche quella, si impegnò tanto a studiare nella sua cuccia per sconfiggere quel brutto virus che aveva invaso il mondo.

Mentre studiava, andava anche a fare pratica nell’Ospedale più importante dei cani, il “Fatebenecanelli”. Lì conobbe tanti amici medici e tre di loro, divennero i suoi migliori amici: Kira, Thomas e Francos. Tra tamponi e studi continui per trovare una cura che eliminasse definitivamente quel virus, i quattro amici non si fermavano mai e si sostenevano a vicenda. Non potevano neppure trascorrere l’estate con i loro genitori, perché erano a contatto con tantissimi cani positivi e rischiavano di contagiarli se li avessero incontrati.

Arrivati a settembre, finalmente il numero di cani positivi al virus iniziava a diminuire. Ce n’erano solo 1000, perché tutti i cani avevano rispettato le regole: uscire solo per lavorare, mantenere le distanze di almeno un metro, odorarsi da lontano e pulirsi sempre le zampe. Willy, nel frattempo, continuava a studiare per trovare una cura insieme ai suoi amici e proprio nel giorno di Natale, Kira, Thomas e Francos andarono a portare il regalo a Willy nella sua cuccia: si trattava di una grande scatola rossa che conteneva una scatola rossa più piccola e poi ancora un’altra, finché nell’ultima scatola, la più piccola, c’era dentro il vaccino, ovvero la cura che avrebbe sconfitto quel virus chiamato da tutti i cani “Canevirus”.

Willy fu felicissimo di ricevere quel regalo, che era il più bello mai ricevuto, ma decise di non usarlo per sé e lo portò ai suoi genitori, così finalmente li poté riabbracciare dopo tanti mesi di lontananza. Da quel momento non passò più un giorno senza che Willy abbracciasse i suoi genitori e vissero per sempre felici e contenti.

SE C’E’ NELLA VITA UN OSTACOLO CHE NON SAI SUPERARE, L’AMICIZIA E’ SENZA DUBBIO LA FORZA CHE TI PUO’ AIUTARE!!