E’ approdato al cinema il film tratto dal romanzo di Salman Rushdie “I figli della mezzanotte”, adattato per il grande schermo dallo stesso scrittore e diretto dalla regista indiana Deepa Mehta.
La pellicola ci racconta la storia di due bambini nati a mezzanotte nel giorno in cui l’India ottiene l’indipendenza dall’Impero Britannico; vengono scambiati in ospedale da un’infermiera “idealista” e vivranno una vita pieni di eventi e di giorni “storici” il cui destino sarà legato in maniera indissolubile a quello del loro paese.
In questo grande affresco di un mondo totalmente diverso dal nostro mi sono piaciuti il modo in cui vengono descritti i costumi e le usanze del luogo, l’utilizzo dei colori, e gli attori. In molti punti però il film è troppo superficiale (potrebbero essere sviluppati meglio i sentimenti e gli stati d’animo dei vari personaggi) e ho la sensazione che il racconto sia stato semplificato per narrare il maggior numero possibile di vicende.
Non so se avete visto “La meglio gioventù’” (un bellissimo film per la tv diretto da Marco Tullio Giordana). E’ un’opera che attraverso la storia di tre amici narra 50 anni di storia italiana in maniera commovente ed approfondita.
“I figli della mezzanotte” poteva farci commuovere e riflettere come il film di cui sopra ed invece è una pellicola troppo descrittiva per risultare “vera”. Nonostante questo, devo ammettere che non mi sono annoiato quasi mai (trattandosi di un film di quasi tre ore questa cosa non è affatto scontata) e che ho seguito la trama fino alla fine con una certa curiosità’.
Il cinema orientale ha però l’ambizione, il coraggio ed anche i mezzi economici (cosa che noi italiani non abbiamo più da molto tempo) per avventurarsi in imprese difficili da realizzare. Possiede anche il talento che, in alcuni casi, deve solo affinare.
Giudizio complessivo: 6.5