La voce d’angelo della provincia americana
Parto dalla splendida copertina realizzata da Gregory Euclide, consigliandovi la visione del video: “Making of Bon Iver Album Art“.
Questo che è il secondo album di Justin Vernon, in arte Bon Iver, e segue lo splendido e fortunatissimo “For Emma, forever ago“. E’ sicuramente uno dei dischi che stavo aspettando con più curiosità quest’anno. Perchè del primo disco ero rimasto estasiato, come nell’aver trovato un tesoro o una perla rara… un qualcosa che rimane fra le cose più delicate e intense mai ascoltate. Ma mi spaventava un po’ il fatto che fosse nato quasi per caso. Il caso che spesso fa trovare i tesori perduti o le grandi emozioni inaspettate, ma che spesso proprio per le circostanze fortuite è difficile da replicare.
Aspettavo quindi questo seguito come una prova del 9. Dovevo capire se la sua bravura era reale oppure solo frutto del caso, che gli aveva permesso di registrare da solo e in un momento della sua vita particolare quel suo primo capolavoro.
In questo seguito c’ è sicuramente un’evoluzione nei suoni e nelle costruzioni, che mai banali sono decisamente più articolate ma non meno spontanee e dirette. Si sono smussate molto le ruvidezze low-fi delle registrazioni campagnole dell’album precedente, ma la delicatezza della voce è rimasta intatta. La sua meravigliosa capacità di cantare con una voce che sembra sempre sul punto di spezzarsi, quella stessa voce sovrancisa più volte quasi a creare un coro angelico che raffigura il marchio del suo stile e che anche in questo lavoro è rimasta intatta. Colpisce la maturità e il processo di crescita che è apprezzabile in ogni singolo brano. Un ottimo ascolto, un po’ malinconico forse, ma l’estate è finita e l’autunno è la stagione della malinconia.