Giacomo e Susanna ci raccontano la loro esperienza

A qualche settimana di distanza dal terremoto che ha colpito l’Emilia, pubblichiamo due brevi testimonianze di ragazzi che hanno partecipato alle prime fasi di aiuto e di assistenza alla popolazione. Due storie che vogliono far a riflettere sulla vita quotidiana di tante persone che ancora vivono disagi e privazioni.

 

Giacomo, 23 anni, studente, capo scout Agesci di Castel San Pietro.

Ho fatto un turno di 4 giorni al campo di Crevalcore, attivato dalla protezione civile Agesci.

Ho appena finito gli studi e nei miei programmi era in teoria prevista una vacanza tutto riposo. In realtà, eccomi qua! Ho sentito il richiamo di venire a dare una mano e non ci ho pensato su.

Sono arrivato poco dopo la scossa del 29 maggio. I Militari della Folgore, 8° reggimento di Legnago, hanno preso in carico il campo e con gli altri scout che formavano la mia squadra abbiamo dato una mano ad allestire le tende che loro montavano. Abbiamo sistemato le brande, steso i sacchi a pelo. Poi ci hanno dato da gestire la segreteria del campo. All’inizio, in collaborazione con i servizi sociali del Comune abbiamo gestito gli ingressi ed effettuato il censimento delle domande dei richiedenti. Le persone arrivavano, le censivamo e le accompagnavamo in tenda. Poi è stato necessario fare un continuo monitoraggio e verifica delle presenze.

Attualmente ci sono circa 250 persone. Non è così facile gestire la sistemazione. Le persone vanno raggruppate per famiglie, possibilmente divise per etnie e provenienze geografiche. Le persone musulmane tollerano male la promiscuità uomini e donne. Insomma, avevamo il nostro daffare a valutare tutte queste situazioni. In questi giorni penso di avere imparato tutti i nomi possibili arabi. Abbiamo fatto molto supporto logistico, anche nella gestione del magazzino del campo, ma c’è stata anche occasione di conoscere le persone e fare animazione con i bambini.

Qui nel campo le relazioni con gli altri volontari sono buone. Forse manca un po’ una linea di comando. Nonostante ciò, tutti mettono la loro buona volontà per risolvere i mille problemi che tutti i giorni ci troviamo ad affrontare. Noi scout siamo flessibili e abituati a relazionarci. La nostra preparazione aiuta.

Cosa mi porto a casa? La voglia di tornare…. E sicuramente tornerò!

tende terremoto a l'aquila (da flikr.com, Hum.as a.k.a. cHappy!, particolare)

Susanna, 23 anni, studentessa, capo scout Agesci di Bologna.

Ho fatto una bellissima esperienza al campo di Crevalcore. Sono venuta perché tutto questo è successo veramente vicino a casa mia e mi sono sentita in dovere di dare una mano. Attualmente sto studiando e quindi posso organizzare il mio tempo.

All’inizio, al campo abbiamo svolto molte mansioni logistiche, ma sono comunque riuscita ad entrare in relazione con le persone. Come scout certamente sappiamo come muoverci nelle situazioni di vita all’aria aperta, ma quello che ci viene più naturale è stare con la gente e dedicarci all’animazione ed educazione dei bambini. I bambini non mi sembrano particolarmente provati da questa tragedia, fortunatamente per loro questa è quasi come una vacanza. Noi facciamo la nostra parte, cerchiamo di essere allegri, di sorridere e di portare un po’ di serenità.

Fra i volontari delle diverse organizzazioni c’è una buona collaborazione; è bello vedere gente che si impegna senza nessun tipo di ritorno.

Le persone che trovo al campo si raggruppano per etnie e cercano di aiutarsi a vicenda. Cercano di stare unite e di mantenere viva la loro comunità. Ad esempio i musulmani si ritrovano insieme a pregare.

All’inizio noi li abiamo sistemati nelle tende, facendo del nostro meglio per tenere assieme le famiglie e le provenienze geografiche, ma loro continuamente si spostavano e riorganizzavano con logiche diverse da quelle a cui avevamo pensato. Abbiamo passato molto tempo ad aggiornare tutti i dati, diventando matti con tutti quei nomi nuovi. Di recente ad esempio tutti i marocchini sono andati via.

A volte succede addirittura che qualcuno lascia il campo e nessuno ce lo dice. Ormai ci abbiamo fatto l’abitudine e informatizzato tutte le liste, ma tutti i giorni dobbiamo ricontrollare.

Tutti sono socievoli e hanno voglia di parlare. Cercano il contatto, anche solo per fare 4 chiacchiere.

Questa notte ho dormito tre ore, sono stanca, ma quest’esperienza mi accompagnerà per sempre.