“Stay hungry, stay foolish”

Bellezza e sobrietà, innovazione e semplicità.
Immaginatevi un garage, la California degli anni Settanta, un ragazzino appena ventenne e un amico. Questo è l’inizio di un’avventura nuova, coraggiosa, visionaria e, perché no, rivoluzionaria.

Sì, perché a parte un po’ di retorica, dovuta al giorno particolare che è oggi, non si può negare che alcune delle nostre consuetudini, alcuni gesti e alcune pretese, di comodità e bellezza insieme per dirne una, le dobbiamo proprio a Steve Jobs. La Apple ha cambiato il mondo della tecnologia e dell’informatica, a lui si devono l’interfaccia a finestre e il mouse, alla sua immaginazione il nuovo modo di gestire e ascoltare la musica, per fare solo alcuni esempi.
Che abbiate mai avuto un Mac o un i-qualcosa, o meno: di sicuro la Apple ha cambiato le nostre abitudini quotidiane più di quanto si possa immaginare.
A 21 anni, nel 1976, Jobs somma alla sua più grande abilità, quella capacità di riconoscere opportunità e sfide, il talento del suo amico Steve Wozniak: così nasce la Apple.

Macintosh 128k (da wikipedia)Nel 1984 i computer ancora erano ingombranti aggeggi complicati da usare e davvero poco gradevoli da guardare. Il 24 gennaio di quell’anno Steve e Steve lanciano il Macintosh: il computer come lo conosciamo oggi! Colorato, di plastica, con una tastiera, più facile da usare e anche più bello. Da quel momento è un successo, un trionfo strepitoso.
Ma a volte soldi e fama creano incomprensioni e conflitti e a soli 30 anni Steve Jobs viene licenziato dalla sua propria azienda. Disastro? Abbattimento? Disperazione? no, una fortuna racconterà più in là lui stesso nel famoso discorso ai ragazzi dell’università di Stanford. Passa un anno e crea una nuova azienda, la NeXT, ancora una volta con la collaborazione dei migliori, dal designer per il nuovo logo agli ingegneri per i progetti dei computer, che però non raggiunge il successo desiderato, ma ha una nuova idea.

Con l’aiuto di un giovane animatore appassionato di giocattoli e cartoni animati nasce la Pixar. E’ il 1995 ed esce Toy Story: un altro enorme successo. Raggiunto il suo obiettivo e ripianate le incomprensioni con la sua prima azienda Steve Jobs rientra alla Apple e subito nascono gli iMac: wow!  Forse che il segreto stia proprio in quella i? La i di io in inglese, un consiglio, un po’ nascosto e un po’ no, di non avere paura di essere se stessi, di non doversi adeguare a quello che pensano gli altri, a seguire il proprio ingegno e le proprie passioni, a cambiare quando è arrivato il momento e a non abbatterci quando qualcosa va storto perché magari anche lì c’è nascosta un’opportunità, “but there’s one more thing”, come diceva alla fine delle sue celebri presentazioni prima di annunciare la novità più importante, l’importanza degli amici: quella i da sola non sarebbe mai nata.

Passa qualche anno, cambia secolo, ed ecco che nascono l’iPod e iTunes, subito dopo l’iPhone e infine l’iPad: tre “icone” del design e della tecnologia, imitate e desiderate da tutti.
Nel 2011 la Apple è l’azienda che vale di più al mondo, un’emozione certo ma niente a confronto di quella dell’annuncio del suo fondatore: lascia perché la sua malattia sta peggiorando.
Sicuramente un’altra caratteristica di Steve Jobs è stata quella di aver saputo sinceramente emozionare; nel bene, c’è chi lo ama, e nel male, c’è chi proprio non può sopportarlo, ma in ogni caso questa è una caratteristica delle persone non comuni, solo delle persone speciali.

Dalle sue intuizioni più profonde sono nate tutte quelle invenzioni che hanno avuto il merito di stupire per l’assoluta novità e di diventare allo stesso tempo immediatamente familiari e irrinunciabili. Vi immaginate senza un computer bello e facile da usare? senza poter scaricare musica e portarla in tasca ovunque vogliate?
Però, nonostante ciò, per Steve Jobs tutto questo era poco, non basta il meglio, la perfezione negli oggetti e l’ha dimostrato e detto più volte. Le sue intuizioni migliori sono state altre: l’amicizia, il cercare il meglio sempre, l’imparare a scegliere, sfruttare i cambiamenti e seguire le passioni autentiche, comprendere che anche le cose peggiori, come la malattia e la morte, ci trasformano: se non è questo essere un visionario, cosa lo è?